Disturbi del Linguaggio (DSL)
I Disturbi del linguaggio sono descritti dal DSM-V come un insieme di quadri clinici differenti per gravità e qualità nell’acquisizione e nell’utilizzo del linguaggio in espressione e/o in ricezione.
Tali difficoltà possono interessare diverse aree del sistema linguistico e comunicativo:
- acquisizione e uso del linguaggio (scritto, orale e gestuale);
- comprensione e produzione del lessico;
- assente o scarsa strutturazione della frase;
- difficoltà nella strutturazione di un discorso fluente e coeso.
Per poter porre diagnosi di Disturbo del Linguaggio è necessario escludere deficit cognitivi, sensoriali, motori, affettivi e rilevanti carenze ambientali.
Riconoscere un bambino con il disturbo del linguaggio
Il linguaggio è una competenza specifica ed esclusiva dell’essere umano e si sviluppa in un periodo di tempo relativamente breve, infatti, la maggioranza delle regole e competenze linguistiche sono apprese entro i primi 4 o 5 anni di vita.
Nonostante vi sia una notevole variabilità nell’uso e nell’acquisizione del linguaggio da bambino a bambino, è possibile identificare precocemente un bambino con un probabile disturbo o ritardo del linguaggio considerando alcuni fattori di rischio.
Indici di rischio
- Familiarità per ritardo o disturbo del linguaggio
- Otiti ricorrenti nei primi due anni di vita
- Assenza della lallazione (ripetizione di sillabe in sequenza, ad esempio “bababa”)
- Non utilizza gesti deittici (indicare, dare, mostrare) e referenziali (ad esempio, fare “ciao” con la manina) entro i 12/14 mesi
- Gioco simbolico (gioco del “fare finta”) assente o ridotto
- Difficoltà nel comprendere il linguaggio orale
- Vocabolario ridotto: produce meno di 20 parole a 18 mesi e meno di 50 parole a 24 mesi
- Produzioni verbali inintelligibili dopo i 2 anni e mezzo/3
Valutazione
- La valutazione avviene in un contesto ludico, facendo in modo che il bambino si senta a suo agio e libero di esprimersi e comunicare con lo specialista.
- La valutazione può essere diretta e/o indiretta e prevede l’utilizzo di test e questionari standardizzati.
- Il focus della valutazione è individuare le fragilità del bambino ma, soprattutto, identificare i suoi punti di forza.
Esempi pratici
- “Il mio bambino ha 2 anni e il linguaggio risulta completamente assente e non utilizza suoni onomatopeici ( es. miao, bau, bum, brum).”
- “Se vuole qualcosa mi porta direttamente dall’oggetto desiderato piuttosto che chiedere o indicare.”
- “Mio figlio ha 3 anni e mezzo e sostituisce molti suoni con il suono /t/. Esempio : palla à talla, casaà cata, soleà tole “
- “Il mio bambino ha 2 anni e mezzo e non compone frasi di almeno due parole.”
Bibliografia
L.Sabbadini, A.G. De Cagno, L. Michelazzo, M.L.P. Vaquer (2000). Il disordine fonologico nel bambino con disturbi del linguaggio. Milano: Springer.
Marotta, M.C. Caselli (2018). I Disturbi del Linguaggio. Caratteristiche, valutazione e trattamento. Trento: Erickson.